Il rumore può provocare una serie di danni sulla salute, il più grave, meglio conosciuto e studiato dei quali è l’ipoacusia, cioè la perdita permanente di vario grado della capacità uditiva.

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I meccanismi di interazione dei campi elettromagnetici con la materia biologica accertati si traducono sostanzialmente in due effetti fondamentali: induzione di correnti nei tessuti elettricamente stimolabili e cessione di energia con rialzo termico.

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L'esposizione ad alcune sostanze artificiali o naturali anche in minima dose può generare un tipo di reazione non dose-dipendente di tipo allergico. Gli antigeni in grado di scatenare queste reazioni immunitarie, possono far parte del ciclo lavorativo o essere semplicemente presenti nel contesto in cui opera il lavoratore.

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I raggi solari sono radiazioni ottiche a tutti gli effetti di provenienza "naturale". Sono specifici ed hanno una loro trattazione separata per la tipologia di esposizione lavorativa (lavori outdoor) che sottendono, nonché per le modalità di protezione e prevenzione che possono comportare.

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In un ambiente lavorativo l’insorgenza di questo rischio, descritto al Titolo IX del D.Lvo 81/2008, si produce quando siano presenti allo stesso momento questi due parametri: il "pericolo" dell’agente e la probabilità di "esposizione" del lavoratore, definita sulla base dei quantitativi di prodotto utilizzati, del tipo di attività svolta, dei tempi di utilizzo e delle misure di prevenzione adottate.

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Importanti da individuare attraverso la collaborazione tra Medico Competente e Responsabile Servizio Prevenzione e Protezione le mansioni svolte in ambienti confinati o in condizioni di isolamento.

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Si intendono gli ambienti in cui la pressione è del 10% superiore alla pressione a livello del mare. Il fattore specifico di rischio da esposizione ad atmosfere iperbariche è introdotto dal Decreto Legislativo 81/08 tra i fattori di rischio fisici nel Titolo VIII.

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La normativa considera un'attività che possa esporre un lavoratore al rischio di caduta da un'altezza sopra i 2 metri come svolta appunto “in quota”.

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Da anni siamo impegnati nella sorveglianza sanitaria di centinaia di soggetti radioesposti classificati tanto in categoria A che in categoria B sia in ambito sanitario che a livello industriale.

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Il microclima in un ambiente di lavoro è descritto da diversi parametri ovvero: la temperatura, l’umidità relativa, la temperatura media radiante e la velocità dell’aria.

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I lunghi periodi di tempo trascorsi in posizione obbligata con lo sforzo visivo fisso, ravvicinato e protratto nel tempo possono affaticare la vista e causare disturbi all’apparato locomotore. I sintomi che normalmente vengono descritti dal lavoratore sono:
- affaticamento visivo (sintomi astenopici);
- disturbi muscolo-scheletrici (cefalea, cervicobrachialgie, lombalgie);
- stanchezza (sfera psicologica).

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Rischio di grande attualità non solo negli ambienti di lavoro ma anche in quelli domestici dove le moderne abitazioni vedono un sempre maggiore impiego di campi elettromagnetici generati da apparecchiature elettriche, elettroniche e onde prodotte o captate all’interno delle case.

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Data la rilevanza della problematica delle malattie muscolo-scheletriche, oltre al rischio più noto della movimentazione manuale dei carichi e quello del sovraccarico biomeccanico dell'arto superiore, ha sempre più rilevanza anche lo studio della postura.

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Questo rischio è definito nella letteratura scientifica come la percezione di squilibrio avvertita dal lavoratore quando le richieste dell'ambiente lavorativo eccedono le capacità individuali per fronteggiare tali richieste.

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Un rischio del quale si è a lungo discusso sono le polveri di legno. Queste, presenti in varie fasi della lavorazione della materia prima fino alle fasi finali di realizzazione del prodotto finito, sono state al centro di numerose valutazioni sui possibili effetti sulla salute.

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Le attività lavorative comportanti movimenti ripetuti degli arti superiori sono responsabili di un elevato numero di patologie a carico dei vari distretti articolari. Il numero di queste malattie, in costante crescita, costituisce buona parte delle patologie professionali registrate ogni anno da Inail.

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Secondo la definizione del Decreto legislativo 81/2008 (articolo 267), per agente biologico si intende qualsiasi microrganismo, anche se geneticamente modificato, coltura cellulare ed endoparassita umano che potrebbe provocare infezioni, allergie o intossicazioni.

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Molteplici attività lavorative proprie di vari ambiti produttivi, quali quello agricolo, l’industria, ma anche il terziario, comportano la necessità da parte dei lavoratori di effettuare movimentazioni manuali di carichi, rappresentati da una serie eterogenea di elementi come semilavorati, prodotti finiti, confezioni, strumentazione, utensileria e molto altro.

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Stime OMS indicano che il 10-30% degli infortuni sul lavoro sia collegato al consumo di bevande alcoliche. L'alcol è la prima causa di morte per incidenti stradali nei giovani tra i 15 e 29 anni oltre ad essere responsabile del 10% di tutte le malattie e dei tumori.

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Si definiscono cancerogeni gli agenti chimici che, per inalazione, ingestione o contatto, possono provocare neoplasie.
Si definiscono mutageni gli agenti chimici che, per inalazione, ingestione o contatto, possono provocare alterazioni genetiche.

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Di recente, discusso per l’associazione con il tumore della mammella, il lavoro notturno e, più in generale, il lavoro a turni rappresentano spesso un rischio di difficile gestione per il medico competente nell’esprimere il giudizio di idoneità.

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